La crescita della fascia anziana della popolazione, dovuta al calo demografico e all’aumento della durata media della vita, porterà alla conseguenza di una vera e propria rivoluzione sociale, consistente nell’adeguamento di strutture, mentalità, valori e consumi alle possibilità dell’anziano.
L’universo anziani non ha una connotazione precisa, poiché le situazioni basilari sono diversificate: si possono individuare anziani depressi per lo spettro della solitudine, dell’indigenza, della sopravvivenza, ed anziani malati di giovanilismo, con effetti di evasione e consumismo sfrenati.
Nei piccoli centri urbani i fattori che integrano l’anziano nella comunità sono ancora vivi. La conoscenza dei luoghi e delle persone, la facilità dei contatti,le relazioni di vicinato e i vincoli di parentela costituiscono naturali fattori di assistenza e di socializzazione. Nei grandi centri, invece, le relazioni e le conoscenze sono rarefatte e difficili. Gli anziani, considerati per lo più un peso morto di cui disfarsi perché improduttivi, vanno spegnendosi oggi nell’indifferenza delle persone “attive e produttive”. Il poeta Giacomo Leopardi vedeva nel vecchio il depositario delle verità della vita, l’uomo che non ha più la capacità di illudersi, che non ha la forza né la possibilità di sperare, che non può più suscitare amore, il simbolo di una vita che sta per finire, quindi un uomo triste. E’ vero che i vecchi sono tristi e malinconici, ma la loro malinconia è così dolce e piena di tenerezza che basta uno sguardo per condividere il loro stato d’animo.
E’ vero anche che ci vuole molta pazienza, ripetono spesso le stesse cose ma solo perché dimenticano di averle già dette; raccontano sempre le loro grandi imprese e in quei momenti perdono ogni contatto con la realtà e sono felici.
Vogliono che i loro nipoti sappiano che anche loro hanno avuto le loro esperienze, che hanno riso e pianto nella vita.
E allora perché ignorarli? Perché togliere loro queste soddisfazioni? Oggi quando si parla del problema anziani si è portati a risolverlo attraverso la creazione di strutture sociali che assicurino la giusta assistenza; ma l’anziano non ha bisogno solo di assistenza, ma anche di affetto e di sentire il calore della famiglia. Negando la dolcezza di una vita condivisa con un anziano, l’uomo eternatore del dinamismo si rifiuta di accettare la vecchiaia come realtà che lo riguarderà da vicino.