Ieri sera martedì 15 ottobre alle ore 20.30, Colleferro ha visto riempirsi copiosamente la biblioteca comunale Riccardo Morandi, per il dialogo tra il notaio Paola di Rosa e la nota criminologa Roberta Bruzzone, evento organizzato e fortemente voluto dall’associazione contro gli abusi sui minori ‘La Caramella Buona’. L’associazione ‘La Caramella Buona’ da quasi 30 anni si dedica, sulla scia dell’avvertimento dei nostri genitori ‘mai caramelle dagli sconosciuti’, alla prevenzione e repressione della pedofilia e della violenza in genere, specialmente quella nei confronti dei bambini, ragazzi e donne.
L’Ufficio Legale è formato da un team di professionisti altamente qualificati, per accompagnare la parte lesa in ogni delicato passaggio giudiziario, oltre che da consulenti e periti esperti in materia.
Ad oggi, sono stati ottenuti oltre 200 anni di condanne al carcere più 1 ergastolo, a carico dei soggetti fatti arrestare e processare, offrendo massima collaborazione alla Magistratura e alle Forze dell’Ordine, così come sottolineato dal Presidente Roberto Mirabile.
In rappresentanza dell’amministrazione il presidente del consiglio comunale l’avvocato Emanuele Girolami.
Il punto focale della serata è stata la conversazione sotto forma di intervista tra le domande poste dal notaio Paola Di Rosa e la dottoressa, criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, che è Presidente Onorario e Direttore Scientifico dell’Associazione.
“Ripartiamo da Caino” , proprio per sottolineare il fatto che molte volte è proprio all’interno del nucleo familiare e delle mura domestiche che si cela il pericolo.
Un dialogo tra gli ultimi fatti di cronaca e omicidi seguiti dalla dott.ssa Bruzzone, con un approfondimento e riflessione sulle responsabilità delle azioni di ognuno di noi, un’analisi dei principali preconcetti culturali e sociali che hanno operato in queste vicende inconcepibili, eppure reali.
“ La maggior parte dei soggetti che hanno commesso atti di questo genere – afferma la Bruzzone – manifestano una personalità narcisistica e sono tutti molto abili a manipolare la vittima sotto il profilo affettivo.
Bisognerebbe intervenire fin dalla prima infanzia e fare in modo che il genitore ammetta che il proprio figlio ha bisogno di un percorso riabilitativo e/o terapeutico. Il problema di oggi è che difficilmente si riesce ad approcciarsi con genitori di manipolatori affettivi o perché loro stessi sono dei narcisisti o perché comunque sono refrattari a riconoscere le responsabilità del figlio, scaricando così la colpa sempre sull’altro…”