L’antica città medioevale, sospesa su un colle di tufo, è condannata all’erosione, ma nel frattempo rimane grazie agli interventi di ristrutturazione degli edifici e l’apertura di ristorantini tradizionali.
Civita vanta ben 2500 anni di storia, fondata dagli etruschi ha attraversato varie dominazioni e nel medioevo acquista gran parte della sua straordinaria forma, arricchita poi nel rinascimento e mantenuta fino a noi. La suggestione e il fascino attuale la rendono unica. Nel corso della sua storiail centro abitato era più grande, le frane e i terremoti hanno ridotto notevolmente l’estensione e nella valle si sono sgretolati palazzi, torri e porte d’ingresso al borgo, oggi ne rimane solo una: Porta S. Maria detta “ Della Cava”.
La città che muore simbolo di rinascita: culturale, urbanistica e architettonica, un riscatto contro l’usura del tempo. Civita di Bagnoregio al centro della Valle dei Calanchi, si pone oggi come punto di rinascita.
Più di 450.000 turisti visitano il borgo ogni anno, diversi palazzi del centro sono stati recuperati e restaurati, cascate di fiori abbelliscono le finestre e le scalinate, nelle vie del borgo si aprono nuovi locali e ristoranti.
Per entrare si paga un biglietto di euro 1,50 che si acquista prima di salire sul ponte, i soldi incassati serviranno per gli interventi di tutela del borgo stesso.
Nel 2015 il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti con il progetto ABC (arte, bellezza, cultura) ha promosso un’appello per salvare Civita e la Valle dei Calanchi che la circonda per sottrarle dall’assalto delle calamità e degli agenti atmosferici.
Un progetto ambizioso per richiamare l’attenzione generale e internazionale dalle istituzioni all’Unesco, per la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico. E intanto, nonostante sia abitata solo da un gruppetto di famiglie che non l’hanno voluta abbandonare, il Paese sta vivendo una nuova giovinezza, “Un canto del cigno?”… forse, una Civita non è stata mai così affascinante.
Alessandra Lupi